BRUNO CONTI

Buongiorno Professore

È iniziata l'avventura da allenatore del campione di Nettuno. Il primo giorno di «scuola» a Trigoria...
di Alessandro Federici

Alle 9 del mattino era già a Trigoria. La solita corsa sulla via Nettunense, poi a tutto gas per i dieci chilometri della Pontina. Era il 9 settembre, un giorno come tanti, ma per Bruno Conti era un giorno speciale. Stessa sede, stesso tragitto tra casa e posti di lavoro, ma lui aveva un'altra pelle: quella data segnava l'inizio della sua seconda vita. Non più calciatore ma allenatore. A lui, infatti, la società aveva affidato la responsabilità del Settore Esordienti. «E' stato come ricominciare da zero, come se fosse il primo giorno di scuola. Ora posso confessarlo: ero un pò emozionato ma credo di aver saputo nascondere molto bene il mio stato d'animo...».
Bruno non è cambiato. Adesso che è dall'altra parte della barricata si sforza soltanto di essere meno guascone «anche se l'allegria -chiarisce- è stata una componente fondamentale del mio successo, sia in campo che fuori». Il primo giorno di scuola, appunto. I veri scolaretti gli si sono fatti intorno incantanti, estasiati. Bruno Conti allenatore: quasi un sogno per chi inizia a dar calci ad un pallone, per chi indossa la prima maglia giallo­rossa, per chi comincia a pensare ad un futuro, più o meno vicino, all'Olimpico. «Questa è l'età più bella -fa Bruno pensando ai suoi allievi- il calcio è spontaneo, la fatica non esiste, così come non esistono i sacrifici. Il difficile verrà dopo, tra qualche anno, quando la routine di tutti i giorni diventerà pesante, stressante. Soprattutto allora ci sarà bisogno di allegria».
Per questa nuova èra avrà accanto Lionello Manfredonia, insignito dei gradi di responsabile del Settore Giovanile. «Abbiamo più o meno la stessa età ­commenta il campione del mondo- e questo potrebbe aiutare entrambi visto che siamo alla prima esperienza. Lionello è uno che ha stoffa, è nato dirigente, non potrà che far bene». Non ci sarà soltanto Lionello a tener compagnia a Bruno nel nuovo ambiente. Tanti gli amici, a cominciare da Luciano Spinosi, compagno di mille battaglie e attuale responsabile della Primavera. «Di sicuro non mi sentirò solo. Quel che conta però è il campo; i ragazzi che come me partono da zero. Sarà un bel viaggio e speriamo di riuscire a costruire qualcosa di concreto».
Bruno Conti allenatore è appena nato. Ma che fine ha fatto il calciatore? Quante volte ha sentito la frase degli «scarpini appesi al chiodo» ed ha sorriso? E' tempo di amarcord: «Le scarpe da gioco non le ho ancora appese. Mi serviranno per questa nuova attività... Rimpianti? Nessuno, per ora. Ho chiuso quando ho voluto io, in maniera razionale. Non voglio vivere di ricordi, per quanto bellissimi essi siano. Il passato è passato. E c'è un presente che va affrontato molto seriamente, con professionalità e con sacrifici pari, se non addirittura superiori, a quelli affrontati come calciatore. Sono grato alla Roma per aver voluto continuare un certo discorso con il sottoscritto. Chi mi conosce sa che non potrei vivere senza la Roma. Adesso devo solo ripagare quanti hanno avuto fiducia in me. Possono star certi che l'impegno non mancherà. Conti allenatore, da questo punto di vista, sarà fratello, anzi gemello, del Conti calciatore». Si può dubitarne? Assolutamente no. Basta il nome di Conti a garantire. Ma a lui non piacciono gli elogi a scuola chiusa. «Voglio essere giudicato per quello che riuscirò a fare, cioè a prescindere dal mio nome e dal mio passato. Non mi illudo, so che sono orizzonti da scoprire. No, non considero questa esperienza un salto nel buio, ci mancarebbe altro. Molto più realisticamente voglio aspettare qualche settimana, magari qualche mese prima di sbilanciarmi. Il fatto che i ragazzi mi seguano mi rende ottimista. E non è poco».
Ancora spazio per un amarcord. Più datato che mai. Bruno ricorda i suoi trascorsi tra le minori giallorosse: «Momenti bellissimi, indimenticabili. Sono state le pagine più intense del mio libro ("Il calcio, la mia vita", scritto insieme a Silio Rossi, ndr). Tutti quei viaggi in treno da Nettuno allo stadio del Tre Fontane, all'Eur. I dubbi, le piccole paure, i grandi sogni, quel sacchetto di plastica con gli scarpini. I tempi sono cambiati, e parecchio, ma io vedo questi giovanetti come il sottoscritto di tanti anni fa. Non hanno più il sacchetto di plastica, ma dentro la borsa hanno soprattutto tanti sogni e tanta voglia di sfondare. Ecco, se riusciranno a conservare la voglia di arrivare al traguardo non potranno fallire. Nel calcio come nella vita».
È diventato un vecchio saggio nonostante sia ancora lontano, «molto lontano» dice lui, dalla soglia dei Quaranta. Saggio dovrà esserlo soprattutto in panchina, e magari ruberà qualcosa ai suoi vecchi maestri. «Ho avuto allenatori eccezionali -conferma- da Liedholm a Bearzot, passando per Simoni, Eriksson e tutti gli altri. Tutti hanno lasciato il segno e il mio ideale è un Bruno Conti allenatore che riesce a somigliare ai suoi maestri. L'umanità di Bearzot, il carisma di Liedholm, i disegni tattici di Eriksson: riuscissi davvero a miscellarli tutti sarei in Paradiso...».

Tratto da La Roma settembre 1991

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